Sono nata a Padova il 30 luglio 1950. Sempre a Padova mi sono laureata il 14 luglio 1973 in Filosofia con una tesi in Estetica. Subito dopo ho cominciato a lavorare all’Università di Padova, prima come precaria e successivamente dal 1980 come ricercatore di Filosofia e tale sono rimasta fino all’anno in cui ho preferito ritirarmi a vita privata, ossia nel 2008.

Vi domanderete perché non sia diventata professore associato o ordinario, beh ho vissuto in un ambiente che certo non premiava chi amava studiare e pensare con la propria testa e dove chi non aveva, o sceglieva di non avere, un qualche “padre-padrino” era molto malvisto; ho preferito allora salvaguardare la mia indipendenza e non rovinarmi il fegato: cioè non fare nessun concorso. In conclusione, ho scelto di dedicarmi alla ricerca anema e core senza secondi fini di carriera, non trascurando mai la didattica (seminari e corsi).

Dapprima mi sono appassionata ai filosofi francesi contemporanei (Derrida, Foucault, Klossowki, che ho poi conosciuto a Parigi) ma molto presto mi è riesploso il mai sopito amore per gli antichi e la filosofia tardo antica. In breve, mi sono occupata soprattutto della lettura silenziosa, del kairós, della phantasía, della curiositas e della mímesis. Ho tradotto Tertulliano (Gli ornamenti delle donne) e Gorgia da Leontini (Encomio di Elena).Non ho voglia di stare qui ad elencare tutti gli articoli e i libri che ho scritto: una piccola parte li potete rintracciare cliccando il mio nome su google e non è escluso che alcuni finiranno su questo sito. Segnalo solo due libri cui sono particolarmente affezionata: Al di là dell’imitazione. 26 telefonate sulla mímesis (Bulzoni) e L’invidia del filosofo. Un complotto di Platone (Aliberti).

Insomma, dopo aver scritto, all’inizio del terzo millennio, testi, tipo i due appena citati, che ormai erano degli ibridi di filosofia e narrativa e che, con uno stile volutamente colloquiale, si rivolgevano sempre di più ai non-filosofi, ad un certo punto, ho cominciato a vivere sempre più spesso sull’appennino tosco-emiliano (una mia nonna viene da là e in quelle contrade son meglio conosciuta come “Maria della Ca’ Nova”), a girare a piedi e a scrivere qualche storia. Mi piacerebbe scrivere più narrativa ma sono maledettamente perfezionista e, in fondo, mi sento più una lettrice che una scrittrice.

Ogni tanto ripenso alla vita che ho vissuto, alle persone con cui ho parlato, alle avventure che mi sono capitate o di cui sono andata in cerca e ne sono contenta.